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--------------------------------------------------------------------- La borghesia è un carattere La borghesia è un carattere
La borghesia non è una classe. Essa è un tipo umano, un carattere. Si è borghesi se si aspira a farsi da sé. Il borghese ama la sua libertà individuale ed odia il collettivismo. Di fronte ai tiranni di qualunque specie egli risponde con la sua eccentrica individualità. Questa però non scade mai nella volgarità ma mantiene sempre l’equilibrio della sobrietà. Il borghese ama il rischio e l’avventura ma non è un avventuriero perché egli ama il rischio calcolato. Egli è parsimonioso ma mai avaro e tiene a bada l’eccessiva bontà. Tra la parsimonia e la prodigalità preferisce la prima in quanto essa rappresenta la virtù del risparmio attraverso cui si economizza il denaro in vista di scopi futuri. Il risparmio per il borghese non è mai fine a se stesso. Esso è sempre strumentale al consumo futuro. Egli non è un utilitarista. Egli considera l’utilità mai un fine. Essa è sempre un mezzo che può essere messo al servizio anche di un fine dilettevole come l’ozio che può essere anche operoso e basato sulla creatività. Il borghese può essere ricco o povero In entrambi i casi egli ha il culto della pulizia e della puntualità. Egli odia i massimalismi e non crede alla favola degli operai che verrebbero sfruttati da avidi imprenditori. Egli è cosciente che si può essere disonesti anche come operai e che pertanto sia il salario sia il profitto possono essere meritati come immeritati. Egli non crede che il lavoro sia l’unico fattore che determini il valore di un bene. Egli crede che il prezzo di un bene sia determinato dalla sua scarsità relativa e che il lavoro non possa essere un parametro oggettivo con cui misurare il valore dei beni. Esistono differenti tipologie di lavoro che richiedo differenti gradi di specializzazione e differenti competenze. Dunque non è possibile valutare il valore di un bene tramite il lavoro “socialmente utile” impiegato per realizzarlo perché esistono differenti tipi di lavoro e differenti abilità tra chi ne esercita la pratica. Inoltre vi sono beni estremamente “inutili” che hanno un alto prezzo. Al contrario beni che sono “socialmente utili” non hanno alcun prezzo. In sostanza il borghese rifiuta completamente la visione marxiana del valore/lavoro e non crede alle numerose profezie che l’autore del Capitale ha cercato di far passare per teorie scientifiche. Il borghese rifugge tutte le cospirazioni collettiviste a cominciare dalla crocifissione di Gesù Cristo; non odia i preti ma non è un dottrinario. Lascia spazio alla religione come frutto della libertà di coscienza e teme chi non teme il giudizio divino. La prudenza è la sua virtù. Ma senza mai cadere nel conservatorismo o nella tendenza opposta: il progressismo egualitario. In breve essere borghesi è un modo d’essere che si apprende attraverso le buone letture e attraverso il rifiuto del collettivismo: sia esso di destra o di sinistra (conservatore o progressista). Non è facile essere borghese in un’epoca che vede il borghese oggetto dei più duri attacchi. Ma il tempo è galantuomo e nel lungo periodo se non saremo tutti morti di collettivismo (come è auspicabile che sia!) risorgerà il tipo umano borghese che costituisce la vera rivoluzione del genere umano. Tale rivoluzione è l’unica rivoluzione che è avvenuta con l’arma della cultura e non attraverso le epurazioni o l’olio di ricino. -- Il valore di una merce non dipende dalla sua natura, ma dalla stima degli uomini, anche se quella stima è folle. (Diego De Cavarubbias) -- La proprietà è una conseguenza necessaria della natura dell'uomo. (Claude Frédéric Bastiat) -- La tassa migliore è sempre la più leggera. -- L'economia si occupa dei problemi fondamentali della società; interessa tutti e appartiene a tutti: è il principale e specifico studio di ogni cittadino. (Ludwig von Mises) --
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