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Per me questi o quelli pari sono
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Per me questi o quelli pari sono
Mercoledi, 9 Settembre 2020

 Archivio personale di Fabrizio Mario Lo Monaco: Articolo inviato a Leonardo Facco in occasione della fondazione del Movimento Libertario da lui fondato a cui io inizialmente aderii con questo articolo che Leonardo Facco ”tenne in chiaro” per differenti anni per forse costituire giusto capro espiatorio  afavore degli intolleranti di tutte  le specie nel  il diffuso clima di intolleranza che già allora si levava sordo  contro i “ liberi pensatori” di “tutte le razze”.

Per me gli uni o gli altri pari sono.

 

 

E’evidente che lo Stato è oggetto di uno scollamento morale e politico. Ciò è avvenuto perché si è voluto anteporre la politica al diritto,  all’economia e alla morale . E con ciò  si è  determinata una politicizzazione  della società i cui effetti deleteri sono sotto gli occhi di tutti. Ma la delusione di chi ha creduto nella possibilità di introdurre un minimo di liberalismo economico  nelle logore istituzioni politiche è palpabile. Ciò è vero  specialmente per chi ha scambiato  il nazionalismo economico  di Silvio Berlusconi e company ( che è ben visibile nella posizione presa nella vicenda Alitalia) con il principio di un vero liberismo del lassaiz-faire.  Il principio del libero mercato  che non è governato dalla politica ma che  si auto-regola e che  è alla base di qualunque visione liberale,  non ha niente a che vedere con il protezionismo  professato a piene mani dal Prof. Giulo  Tremonti. Inoltre le caratteristiche smaccatamente populistiche  degli atteggiamenti del leader  del PDL nei suoi rapporti con il suo elettorato e  con la platea politica in generale ,  riflettono    un politica  caratterizzata  esclusivamente dalla cura per propri esclusivi interessi contrabbandati per interessi generali. Nella scorsa  legislatura, con il governo del centro destra,   ciò è avvenuto  con un cura per il dettaglio e per “lo particolare” inteso come esclusivo interesse di parte.  L’effetto è stato una valanga di leggi e leggine legiferate per schivare la mannaia della giustizia  che hanno finito per premiare solo l’interesse del clan del Cavaliere e per rendere sempre più incerta l’efficacia del diritto.  Inoltre  il governo del centro destra ha ampliato il deficit dello Stato  oltrepassando abbondantemente il limite del 3% del Pil  ma solo per assecondare gli interessi degli amici degli amici. Silvio Berlusconi inoltre ha portato avanti  un politica legislativa fatta di leggi  atte solo a difendere gli interessi suoi  e dei suoi avvocati. Egli ha poi  tentato di governare un miracolo economico sbandierato nella precedente   campagna elettorale  come se esso fosse lì dietro l’angolo,  producendo   una inflazione legislativa che ha peggiorato la stessa efficacia delle leggi . In realtà più che di miracolo economico il governo del Cavaliere,  tutto preso a fare lo slalom tra le mille insidie postegli dai coabitanti  del Palazzo,   ha assistito inerme alla stagnazione più lunga del dopo guerra. Ma questa non giustificava affatto un politica fiscale espansiva fatta di meno entrate e più spese. Semmai sarebbe stato accettabile ridurre il peso fiscale ma non incrementare anche le spese. La conseguenza è stata l’adozione di una politica di deficit spending  di tipo keynesiano spacciata per una politica di riduzione dell’imposte per galleggiare in situazione di stagnazione e per non prendere provvedimenti di lungo periodo come una seria riforma delle pensioni  (passaggio dal sistema attuale parzialmente contributivo ad  un  sistema a capitalizzazione più flessibile di quello attuale)  o una più efficace politica energetica. In realtà le imposte si sono ridotte ma non si è fatto altrettanto con la spesa. Il risultato è stato un peggioramento del deficit di bilancio dello Stato con le solite conseguenze inflazionistiche accentuate anche da una politica monetaria espansiva adottata dalla Banca centrale europea  in funzione anticiclica. La stagnazione ( della scorsa legislatura del centro destra) del governo di Silvio Berlusconi   è durata esattamente quanto è durato il suo governo! Ma oltre all’effetto della stagnazione il paese ha dovuto pagare anche un peggioramento delle condizione di bilancio che poi il governo Prodi “ ha provveduto” a far pagare agli italiani in termini di maggiori imposte. In sostanza l’uno ha speso prima quello che l’altro ha incassato dopo . Mentre l’Italia rimaneva al palo a guardare gli altri paesi che crescevano di più mentre a noi rimanevano  solo le briciole della ripresa economica. Purtroppo per quanto riguarda l’onorevole Silvio Berlusconi  è noto a tutti che egli   ha una cultura da manager di azienda ed è completamente a digiuno dei più elementari principi di economia liberale. Se egli  avesse soltanto leggiucchiato Friedrich August von Hayek  (premio Nobel per l’economia nel 1973) avrebbe imparato a capire la differenza tra legge e legislazione. Egli avrebbe potuto capire che esiste una relazione inversa tra questi due istituti giuridici. Se la legislazione aumenta,   come è avvenuto nel suo governo,  la legge si svilisce. In sostanza il diritto è come la moneta. Più se ne emette attraverso la legislazione meno esso vale agli occhi dei singoli. Meno esso ha  efficacia! Ma questo è solo un esempio delle sue  lacune in tema di diritto e di economia che egli evidentemente si porta dietro dagli anni universitari. Inoltre i numerosi monopoli di Stato (ossia tutte le public company che si sono solo privatizzate e non anche liberalizzate e continuano ad essere partecipate in modo rilevante da parte dello Stato)  sono rimasti tali senza intaccare minimamente le loro rendite di posizione costruite sui privilegi assegnati dai vari governi che si sono succeduti senza che nessuno provvedesse a porvi seriamente mano. Tutte queste lacune l’onorevole Silvio Berlusconi se le porta evidentemente dietro dai suoi studi  universitari. Si sa le università sono un terno al lotto e basta avere i numeri giusti per fare l’ambo. Egli evidentemente è nato sotto una buona stella e anche l’università l’ha fatta senza fare inutili sacrifici.  La sua vicenda professionale inoltre è nota a tutti. Egli nacque sulla base della strategia politica  dell’onorevole Bettino Craxi che lo finanziò per contrastare la democrazia cristiana sul piano della comunicazione oltre che   su quello dei grandi appalti edilizi. Egli in definitiva è un socialista che ha subito una sorta di metamorfosi per salvarsi dalle numerose vicende giudiziarie nelle quali era incorso a seguito del crollo della prima Repubblica. Ora in sostanza abbiamo a che fare con  un “socialista di destra” che è un’ autentica  contraddizione in termini. Ecco dunque svelato l’arcano delle numerose bufale che questo curioso personaggio  ha regalato al paese in termini di pensiero politico liberale.  Il Cavaliere  è un ossimoro! In sostanza egli è una cosa e il suo contrario. In barba alla logica aristotelica egli ne ha sovvertito il primo  principio: il principio di non contraddizione. Quello che vediamo della sua azione politica è solo la logica conseguenza di questa immane incongruenza.  E’ evidente dunque come il nostro Bel Paese sia arretrato in termini di cultura politica a causa di questo errore sintattico che caratterizza il lessico politico della seconda Repubblica. In sostanza si sta giocando con le carte truccate. Quelli che dicono di essere liberali sono in realtà dei vecchi revanscisti socialisti e quelli che sostengono di essere democratici ( perché temono di dichiararsi socialisti per valutazioni di tipo elettorale)   sono liberali di stampo continentale ( essi sono in sostanza liberali alla Rousseau,  alla Voltaire ). In una tale situazione il liberalismo classico   (quello che pone dei limiti al governo e non ne ingigantisce l’azione sino a renderlo onnipotente) e che pone il libero mercato come cardine dell’economia,   in Italia è solo un miraggio che appare nelle menti di pochi “stralunati” ( gli epigoni della Scuola austriaca).  Ma è evidente che in questo modo il declino è inevitabile . Infatti l’unica medicina di cui l’Italia necessita ( il libero mercato senza lacci e lacciuòli imposti dalla politica) non sono  in grado di somministrala né i seguaci del Cavaliere né i seguaci del Vecchio Curato. Per la verità  costui sebbene sia manifestamente un economista socialista paradossalmente è più liberale del Cavaliere   almeno in termini di liberalismo politico ma  la sua politica economica appartiene oramai alla cassetta degli attrezzi vecchi di tipo keynesiano. E questo vale anche per i suoi seguaci come  Walter Veltroni che piuttosto   che tentare di  svecchiare la nomenklatura  del partito ( la qual cosa può apparire per certi versi ammirevole)  dovrebbe  svecchiare il vecchio armamentario della politica keynesiana di cui il Pd e i suoi più accreditati esponenti  sono ancora i più ostinati teorici ( la proposta sul salario minimo garantito per “alleviare” il precariato ne è l’esempio più evidente).  Il Vecchio Curato  tuttavia in termini di liberalismo politico   è più “ avanti”   del Cavaliere che si dice “ultra-liberista” ( a chiacchiere)  ma che  in realtà disconosce con i suoi attacchi alla magistratura ( che per la verità alcune volte appare essere eccessivamente politicizzata!)   i principi stessi  della democrazia di cui si fa fiero portatore nonostante nelle sue ultime sortite egli si sia dichiarato un monarchico ed un anarchico al tempo stesso. E questo è un altro esempio lampante delle sue contraddizioni : ci vuole poco a capire che l’anarchia è assenza di potere mentre la monarchia è il suo opposto! In realtà ancora una volta io dubito che il Cavaliere abbia almeno maneggiato l’introduzione di un libro che costituisce la somma teologica del liberalismo politico ed un manuale indispensabile per chi tiene alle sorti della democrazia. Questo libro si intitola “De l’esprit des lois”  (Lo spirito delle leggi). Il  suo autore è un  studioso dei sistemi democratici . Egli è Charles-Locus De Secondat barone de la Brede : conosciuto come  Montesquieu. Ebbene questo aristocratico  filosofo  della politica del settecento  è il teorico della tripartizione dei poteri nei sistemi democratici. Egli in questo libro mette ben in luce come le tre sfere di potere  dei regimi democratici (potere esecutivo, legislativo e giudiziario) debbano tenersi rigorosamente autonome ed indipendenti l’una dall’altra. E sebbene la magistratura possa apparire alcune volte faziosa il costo che la democrazia richiede perché essa non decada in forme di dispotismo che la possano far vacillare definitivamente è che venga rispettato il principio dell’indipendenza e dell’autonomia dei tre poteri dello Stato. Ciò per chi crede nella sua necessità sia come male necessario che come Ente regolatore del vivere civile.  Nel caso   contrario, in questa ottica,   la democrazia decade in sistemi autoritari che possono essere caratterizzati dal prevalere di forme di potere dispotiche più che democratiche. O semplicemente in quei tipi di sistemi di cui oramai i cittadini hanno  saturi gli occhi che vengono definiti usando una dizione ormai nota :  dispotismi della maggioranza. Ora io personalmente credo che la democrazia  nei termini attuali  sia il peggiore dei governi possibili e non come sosteneva Winston  Churchill il migliore dei governi possibili! Ma almeno chi se ne fa portatore riempiendosi la bocca con le belle parole  dovrebbe avere il buon senso delle idee  che va professando. Mettere qualche principio alla base delle proprie asserzioni  e soprattutto rispettarlo in onore di una qualche ideologia  di cui ci si fa portatori e fieri difensori non costituisce un concetto sbagliato per evitare di blaterare parole prive di senso . Miei cari l’Italia è in declino economico e questo è evidente oramai a tutti e non solo agli osservatori più avveduti. E’ un errore a mio giudizio paventare lo spauracchio della dittatura per non spazzare via con una immane risata  questo sistema inefficace, dispendioso e foriero di ulteriore declino.  Oramai siamo tutti responsabili ciascuno delle proprie azioni  e non c’è  più necessità del capo partito che infuochi  le folle. Queste sono di per se stesse scarsamente intelligenti. Il singolo può governarsi senza dover pagare lo scotto della tassazione che serve solo a mantenere una classe politica inetta e dispendiosa. La giustizia può essere privatizzata e liberalizzata come tutti gli altri servizi . Le compagnie assicurative possono fornire anche servizi giuridici  di protezione/assistenza legale e di espletamento della pena . Anche le carceri potrebbero essere privatizzate affinché esse diventino più umane senza dover ricorrere agli indulti e alle amnistie per alleggerire il peso disumano della carcerazione a causa di una politica carceraria evidentemente inadeguata. Lo  stesso arbitrato che è un istituto di diritto privato contemplato in tutti i manuali di diritto civile potrebbe essere il mezzo più efficace  per rendere la giustizia più  conforme ai principi del diritto,  meno costosa e soprattutto più veloce. Oramai le pratiche arretrate della giustizia italiana sono il solito pretesto per fare la successiva  amnistia o il successivo indulto. Mentre gli statistici si divertono a fare i conti   sulla recidiva dei reati sulla pelle della gente. Può apparire un’utopia ridurre  lo Stato sino a renderlo inutile  ma è il solo mezzo per ritornare a crescere realmente. Naturalmente   i diritti acquisiti dai pensionati statali  dovrebbero essere temporaneamente mantenuti sino a definitivo esaurimento . Ma si pensi a quante risorse  risparmierebbero i singoli individui/contribuenti in termini di minori  tasse da pagare se non si dovessero  più mantenere 1000 tra deputati e senatori che fanno il palo al Quirinale  che tra l’altro costa più di Buckingham Palace? Per non parlare delle varie corti di giustizia e la miriade di tribunali che non rendono quanto costano? In fondo il 20° secolo è il secolo che ha prodotto le più tremende violenze in nome dello Stato. Nel 20° secolo si è  considerato  lo Stato come un’entità immutabile fissata dalla natura. Non è così ! Esso è solo una “ finzione giuridica attraverso cui ciascuno cerca di vivere alle spalle dell’altro”( F. Bastiat).  Ed è un organismo che acquisisce la sua salute attraverso la guerra. E’ giunto il momento di anteporre a questo mostro giuridico che ha prodotto guerre,  genocidi e violenze di ogni genere  la persona,  la famiglia e la società. Solo così si potrà evitare di regredire sino alla barbarie!How the FBI tried to bust up the Jewish mob on Yom Kippur — and blew it by  smoking a cigarette - Vox


 

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Il valore di una merce non dipende dalla sua natura, ma dalla stima degli uomini, anche se quella stima è folle. (Diego De Cavarubbias)

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La proprietà è una conseguenza necessaria della natura dell'uomo. (Claude Frédéric Bastiat)

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La tassa migliore è sempre la più leggera.
(Jean Baptiste Say)

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L'economia si occupa dei problemi fondamentali della società; interessa tutti e appartiene a tutti: è il principale e specifico studio di ogni cittadino. (Ludwig von Mises)

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